Finanziare la crescita, ma chi ci mette i soldi?

Finanziare la crescita. Chi ci mette le risorse? Il titolo del libro di Marco Nicolai e Walter Tortorella sintetizza egregiamente la contraddizione in cui si perde l’efficacia di tante politiche pubbliche. Sulla necessità di sostenere con nuove risorse lo sviluppo sono tutti d’accordo. Come e dove trovare queste risorse è tutto un altro discorso. Ma è il discorso che se non viene svolto correttamente rischia di bloccare anche le migliori buone intenzioni e di catalogare molti annunci nel capitolo infinito delle promesse politiche.

Marco Nicolai è un docente universitario esperto di finanza pubblica (è stato, tra l’altro presidente di Finlombarda); Walter Tortorella è un economista attualmente a capo del Dipartimento Economia Locale e Forlazione della Fondazione IFEL, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale voluto da ANCI, l’associazione dei Comuni italiani. Siamo nel complesso e traballante territorio della finanza locale, lì dove le risorse vengono raccolte, prelevate, in parte restituite e faticosamente reinvestite. Ma è il territorio dove si possono e devono porre le basi della crescita necessaria e possibile.

“Il pregio dell’analisi degli autori di questo interessante volume è che offre una fotografia dinamica del sistema di finanza pubblica italiano evidenziandone i singoli errori, ma soprattutto, prendendo atto della patologia del metodo che è necessario sanare se non si vogliono, pur con tutti i buoni propositi, cometterne altri”, scrive nella presentazione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Del Rio. Quindi c’è una “patologia del metodo” che affligge la finanza pubblica e viene prima della scarsità di risorse che è diventata sempre più pesante con la crisi e con la riduzione dei trasferimenti dal centro verso la periferia. Mancanza di programmazione, di regole di controllo, “discrasia” (parola di ministro) tra programmi e progetti, “ecletticità ed eterogeneità” della strumentazione finanziaria o ricorsi a strumenti finanziari magari innovativi senza la presenza negli enti locali delle competenze necessarie per maneggiarli (senza farsi male…). Insomma, un fantastico baillame in cui si perde di vista l’obiettivo: la crescita.

Quello che provano a suggerire Nicolai e Tortorella nel libro è che è arrivato il momento di rivedere strategie, organizzazioni, processi e strumenti perché possa ripartire una stagione di investimenti e di crescita. Perché, è sotto gli occhi di tutti, è da molto tempo che il contenimento della spesa (o delle spese?) frena gli investimenti mentre si incide poco sulla cassa corrente. E le frenate, si sa, lasciano indietro rispetto a chi corre accanto a noi (leggi gli altri Paesi europei)

Resta comunque la domanda: chi ci mette le risorse? La finanza innovativa ha poco (e spesso male) in assenza di una visione strategica. I vincoli di spesa sembrano rendere impossibile ogni progetto ma, suggeriscono gli autori, quel che accade in altri Paesi dice che una soluzione è possibile e si chiama “blended funding”, cioè una miscela di fondi pubblici di diverso livello (dalla UE agli enti locali) e mercato privato. Ma per convincere altri a metterci i soldi, siano fonti istituzionali o a maggior ragione soggetti privati, bisogna dimostrare di avere idee chiare, progetti credibili, tempi definiti. “Un cambio di paradigma che si contrappone all’improvvisazione e all’estemporaneità che spesso hanno accompagnato le scelte di molte amministrazioni portandole sui binari morti o peggio ancora alimentando sprechi inaccettabili in un clima di risorse scarse”, scrivono senza mezzi termini Nicolai e Tortorella. Che concludono ottimisticamente: «È importante che non si abbia paura di innovare, di cambiare perché “la follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi” ». E la citazione di Albert Einstein viene combinata con un’altra di Brian Tracy, guru della formazione: “Per ottenere qualcosa che non hai mai ottenuto devi diventare qualcuno che non sei mai stato”. Una sfida colossale per chi amministra le risorse pubbliche in Italia.

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