L’Italia in giallo, dall’epidemia al cambiamento

L’Italia è (quasi tutta) in giallo. Dall’1 febbraio si allentano le norme anti Covid-19, alimentando una sensazione di ritrovata libertà.

Vedremo se e come sconteremo questo sentimento nei prossimi mesi. Nella scala che scende dal rosso, il giallo è diventato il colore della quasi salvezza, del ritorno a una normalità che non sarà un ritorno allo status pre Covid-19, anche se ancora non vogliamo accettarlo. Ma il giallo potrebbe essere altro. Anche perché è il colore del 2021.

I colori parlano per noi, anche quando non vogliamo, non sappiamo o non possiamo sentirli. Mi è capitato di pensarci in questi giorni di classificazioni cromatiche delle Regioni, rendendomi conto che avevo scelto il giallo per questo mio blog nello scorso autunno pensando al sole del mio Sud, al calore che tramette, alla sensazione di positività che comunica.

Poi avevo letto da qualche parte che il giallo è uno dei tre colori primari, insieme al blu e al rosso, che nella scala cromatica viene subito dopo il bianco e oltre a solarità significa energia mentale e conoscenza. Mi sembrava perfetto per vestire uno spazio dedicato al cambiamento che è conoscenza condita di energia.

Ogni anno Pantone, società americana che dagli anni Sessanta del secolo scorso cataloga e classifica i colori, sceglie il colore che poi viene declinato dai designer nell’arredamento, nella moda e persino nel beauty. E qual è il colore del 2021? Il giallo, più precisamente Illuminating, insieme con il grigio.

Il giallo è un colore caldo, positivo. che trasmette gioia, come un giorno di sole fa dire a dicembre l’estate è già qui (cit. Patty Pravo, Sentimento). Avevo visto bene, quindi, quando con Cristian ho impostato questo sito. Ma soprattutto avevo colorato bene un’idea di cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno in questa fase complicata delle nostre vite.

A me piace pensare a un’Italia in giallo non perché appena fuori dal lock down ma perché lavora per colmare il bicchiere mezzo vuoto delle infrastrutture, della formazione, dell’innovazione e tutti gli altri gap di cui soffre. Un Paese che gioisce per chi progetta e fa, per chi crea nuove imprese e non difende solo quelle esistenti soffocando il mercato, per chi premia il merito e le competenze.

A metà degli anni Sessanta del secolo scorso la radiofonia pubblica di una Rai perbenista fu sconvolta da una trasmissione dal titolo Bandiera Gialla: la musica per gli under 18. Il beat e il rock irrompevano in una programmazione conformista ad opera della coppia Gianni Boncompagni - Renzo Arbore. Un caso di innovazione e cambiamento rimasto nella storia del servizio pubblico nazionale e non solo, anche perché Bandiera Gialla fu l’inizio di una lunga serie di “infrazioni” alle regole costituite che portò l’innovazione anche in tv (dall’Altra Domenica a Quelli della notte).

Sapete perché il programmi si chiamò Bandiera Gialla? Perché il funzionario RAI rifiutò quello proposto dagli autori, Sound, molto più banale ma allora ritenuto troppo anglofilo e preferì segnalare quella musica irregolare con il simbolo della quarantena per epidemia, la bandiera gialla appunto.

Dalle pandemie, quindi, possono nascere grandi cose. Il giallo del resto in Cina è il colore dell’imperatore, ma anche quello dell’oro e quindi della ricchezza. Nella cromoterapia viene usato per regolarizzare la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. il giallo poi rappresenta il chakra del potere, della positività e della gioia di vivere. Non vi piacerebbe un’Italia in giallo così?

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