Un evento digitale non è più (solo) un evento

Un evento digitale non è (più) solo un evento. Ma non abbiamo ancora capito bene che cosa sarà.

Nel 2020 abbiamo fatto di necessità virtù: il fisico si è dematerializzato ma restando sostanzialmente se stesso, tranne che per la distribuzione delle nostre immagini e delle nostre parole a vantaggio delle piattaforme digitali di videoconferenze che hanno reso chiunque organizzatore di eventi. Un po’ come i camcorder negli anni 70 o le macchine fotografiche digitali agli albori di questo secolo. Ma non tutti sono diventati Spielberg o Newton…

Nel 2021 ci auguriamo di poter tornare a stringere le mani e a leggere le mail in location più o meno accoglienti ma anche per gli eventi nulla sarà più come prima e fino a che non sarà possibile fare un bel convegno come accadeva fino al 2019 (temo solo nell’ultima parte di quest’anno, nella migliore delle ipotesi) dovremmo provare a passare dall’obbligo all’opportunità digitale.

Dall’evento fisico agli eventi digitali

Nei mesi trascorsi ci sono stati forse troppa ansia e preoccupazione per sperimentare nuovi format, nuove forme di aggregazione e di confronto tra persone, più potenti soluzioni per la gestione dei contenuti. Molti poi probabilmente non aspettavano (e non aspettano) altro che il momento di poter tornare in sala, su sedie scomode con badge e gadget inutili. Non voglio dire che la relazione fisica sia importante, ma certo non può diventare un alibi per far finta di nulla e scovare il cambiamento.

Il distanziamento sociale ha costretto gli eventi a trasferirsi da sale, hotel e location varie dentro lo spazio di un computer o di uno smartphone. Come accade in (quasi) tutti i percorsi di digitalizzazione, si è immediatamente abbassata la soglia di accesso: mentre si “digitalizzavano” gli abituali eventi fisici, ne spuntavano molti altri per l’apparente facilità di organizzare un incontro digitale con le innumerevoli piattaforme che con costi minimi permettono di organizzare tavole rotonde via web.

A un evento come davanti alla tv

Il risultato? La percezione di un affollamento e una ridondanza come mai prima. La ragione dovrebbe essere evidente dopo quasi un anno di esperienza collettiva. Se nell’era B.C. (before Covid-19) scegliere di partecipare a un evento A nella location X, significava escludere di poter essere contemporaneamente all’evento B nella location Z, con il digitale i concetti di tempo e di distanza cambiano. Se io posso avere un ospite collegato da qualsiasi punto del globo e solo per il tempo previsto per il suo intervento, così quello che una volta si chiamava pubblico può altrettanto facilmente spostarsi da un link all’altro non appena si imbatte sull’argomento per lui poco interessante o si incaglia in una di quelle tristi cadute di rete che rendono audio e video poco hi-tech.

Per comprendere quello che sta accadendo, quello che potrebbe accadere e quanto stiamo rischiando di perderci conviene però ripartire dalle definizioni.

Dove sta il valore di un evento?

Che cos’è un evento? La Treccani risponde: “un avvenimento, il caso, un fatto che è avvenuto o che potrà avvenire. Poteva essere quindi qualcosa di non prevedibile, era comunque qualcosa di importante”. Sappiamo bene che il termine nel corso del tempo si è consumato e viene ormai utilizzato per qualsiasi incontro prevedibilissimo in cui non accade nient’altro che l’incontro. Infatti, si dice ripetutamente, che il principali valore degli eventi è il networking: vedere e farsi vedere, stringere le mani, scambiarsi i biglietti da visita, nel migliore dei casi raccogliere indiscrezioni e pettegolezzi o persino porre le basi di un affare. Perfetto!

Allora….dove trovo questo valore in un evento digitale? O meglio, qual è il vero valore di un evento digitale? Molto meno networking e molta più comunicazione, perché cambia la natura stessa dell’evento: se io posso passare da un link all’altro nella concomitanza di offerte concorrenti, è come se avessi in mano un telecomando. L’evento digitale, quindi, si avvicina sempre di più a un programma televisivo ma di vecchia generazione, quelli della tv lineare: io devo mettermi davanti allo schermo quando l’ha deciso il broadcaster e non quando posso o voglio io, come ormai facciamo con tutte le piattaforme VOD (Video On Demand) ispirate dal modello Netflix.

Un evento digitale non è più (solo) un evento

Un evento digitale, quindi, non è più un evento. Sappiamo, perché lo abbiamo sentito e detto tante volte, che la trasformazione digitale non è solo l’utilizzo di alcune tecnologie ma la riorganizzazione di modelli di business, di competenze, di relazioni con il mercato e con i clienti. Se il “tagliaspese” Carlo Cottarelli dice che non basta mettere online un modulo per fare la pubblica amministrazione digitale, noi potremmo dire che non basta incontrassi su Zoom o Teams per dire di organizzare un evento digitale.

Io devo dire che nel 2020 ho visto tanti eventi fisici digitalizzat: pensati come prima, con contenuti proposti come se fossimo ancora in presenza, creati senza sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali per ritrovare parte di quel valore proprio dell’evento fisico.

Nel 2021 certamente succederanno molte cose. E probabilmente arriverà chi troverà il modo per fare un vero evento digitale. Come se fosse un programma televisivo. Ma questo è un altro discorso

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